L’universo dei social media continua ad espandersi; siamo noi però a decidere come e quanto utilizzarli e se essere attori o spettatori. Ecco alcuni dati importanti.
Posto quindi esisto. Sì, mi sono permesso di prendere in prestito la famosa frase di Cartesio (cogito ergo sum) e di riformularla secondo i nostri tempi, plasmandola sulla realtà che ci circonda. Certo, altri avranno già utilizzato questa variante, ma la struttura così semplice si presta ad essere declinata a piacimento e allo stesso tempo a contenere in sole tre parole un significato ben più ampio, in questo caso legato ai social media.
Come utilizziamo i social network
Croce e delizia, sono ormai una costante della nostra vita, ciò che li differenzia e ci differenzia è senza dubbio il “come e quanto” li utilizziamo. C’è chi li usa per lavoro, come strumenti di marketing e comunicazione, e in questo campo sicuramente negli ultimi anni hanno fatto la differenza modificando molti meccanismi e creandone di nuovi. C’è chi li usa per svago, un passatempo come un altro, come giocare a carte o andare a correre: si trascorre il tempo libero a scrollare la home, a consultare i profili di amici e conoscenti in cerca di pettegolezzi e notizie, si guardano a ripetizione video tutorial o video pseudo-divertenti postati da tutto il mondo. C’è anche chi li usa purtroppo per truffare, o per insultare, utilizzando i social come uno sfogatoio in cui vige l’illusoria immunità dettata dal rifugiarsi dietro uno schermo; e tutto questo è profondamente deprecabile.
Spettatori o attori social?
Tra le modalità di utilizzo dei social rientra anche quella differenza tra spettatori e attori, cioè chi osserva gli altri pubblicando praticamente poco o nulla; e chi invece pubblica costantemente e attivamente, chi proprio non riesce a fare a meno di condividere con altri utenti (tra cui gli spettatori) la propria giornata, i propri pensieri o qualsiasi cosa gli capiti davanti e che ne colpisca anche minimamente l’attenzione. Nel primo caso si potrebbe quasi pensare a una singolare e sottile forma di voyeurismo, oppure a un lato introverso che si esprime sui social. Nel secondo caso parliamo di una forma di autoaffermazione dell’essere, sintetizzabile proprio nella locuzione “posto quindi esisto”. Con ogni post pubblicato si delinea ogni volta il proprio posto nel mondo virtuale che va a sconfinare inevitabilmente in quello reale che ormai troppe volte coincidono.
Fammi vedere il tuo profilo e ti dirò chi sei
È quasi una consuetudine, una tacita regola social: il tuo profilo deve rispecchiare ciò che sei nella realtà. Ciò che invece accade è che molte volte sui social diventiamo chi vorremmo veramente essere e quella rappresentata è più la realtà di un mondo parallelo ancora ignoto. Passiamo troppo tempo a costruire la nostra immagine, talvolta più per suscitare invidia e ammirazione che per mero spirito di condivisione. Proprio la costruzione dell’immagine social, molte volte porta alla nascita di veri “personaggi”, vede maschere da commedia, fanno inevitabilmente parlare e sparlare di sé. Quello più fresco è senza dubbio il nuovissimo personaggio della signora Angela da Mondello, arrivata sotto le luci della ribalta per un’infelice intervista e ora sbarcata su Instagram con un profilo che in una sola giornata ha praticamente oltrepassato la soglia dei 150mila follower e addirittura proclamandola “influencer”. Quest’ultimo è un tema interessante, soprattutto in un’ottica più generale di marketing, e che mi riservo di trattare in maniera puntuale e approfondita in separata sede. Intanto la cara signora certamente non riuscirà a influenzare nessuno, al massimo strapperà un (sor)riso.
Intanto i social media continuano ad espandersi
Più di 3,8 miliardi sono gli utenti che accedono ai social media. Praticamente la metà dell’attuale popolazione mondiale. È questo il dato che mi ha colpito in un articolo pubblicato da Info Data; un numero che sembra costantemente in crescita. Significativa anche la mappa creata da Visual Capitalist per dare un’immagine di ciò che sta accadendo. La rappresentazione dell’universo social in cui gravitano i pianeti rappresentanti le varie piattaforme e la cui grandezza è definita dal Mau, unità di misura che sta a indicare gli utenti attivi mensili, “una metrica di settore ampiamente utilizzata per analizzare il settore”. A livello mondiale Facebook la fa da padrone con circa 3miliardi di utenti attivi al mese, seguito a stretto giro da WhatsApp, YouTube e naturalmente Instagram.
Anche in Italia la presenza sui social raggiunge numeri più che importanti: secondo i dati Audiweb, nel 2019 gli italiani che hanno navigato in rete almeno una volta al mese sono stati 41,6 milioni, per un tempo medio a persona di oltre 104 ore. Mentre la piattaforma preferita dagli italiani a dicembre 2019 è stata YouTube seguita da Facebook e la “rivelazione” – ma che rivelazione in realtà non è – di TikTok che sta spopolando non solo tra i più giovani.
Ed è questo un altro fattore importante, sembrerebbe sempre più assottigliarsi l’elemento anagrafico che sembrava differenziare il pubblico a seconda delle piattaforme. Facebook resta sempre il social più “popolare” nelle varie accezioni della parola, ma TikTok non sembra più essere la terra promessa degli adolescenti.
Forse davvero la dimensione social potrebbe appianare le differenze; per ora assistiamo solo all’espressione di un “democratico diritto di parola” che in molti casi acutizza differenze, diffidenze e deficienze (concedetemi il gioco di parole).
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